Sabato 26 gennaio, dalle ore 15 alle ore 18, al Teatro del Navile – Spazio Arte di Bologna, in Via Marescalchi 2/b (ang. Via D’Azeglio), l’Ass. Culturale ARTEINESSERE e A.D.D.A. - Associazione Donne D’arte presentano “Omaggio a John Cage”, proiezioni di video e presentazione di libri d’artista che indagano gli anni ’70. Ingresso libero.
Nel centenario della nascita di John Cage – genio del 900, musicista (e filosofo), esponente delle avanguardie storiche che hanno cambiato il fare musica concentrando l’interesse sui suoni della quotidianità e, dunque, della vita – alcuni artisti hanno sentito la necessità di rendere omaggio proponendo la propria ricerca storico-visiva. L’interessante utilizzo di linguaggi estremamente diversi – vecchi filmati, fotografie, dipinti, disegni ecc. -danno vita ad un itinerario percorribile solo con il pensiero rivolto alla memoria che ci conduce alla maggior consapevolezza di quanto tutto ciò sia ancora presente.
VIDEO:
Roberto Costa: Li`, La`, Lu`,La`La`,La - Bas ! - 8mm 1972- 78 durata 8'52”
Benedetta Jandolo / Letizia Rostagno: J C H (John Cage Hommage) 2012, durata 4’22”
Angela Marchionni: Silenzio attonito:Ifigenia o del delitto (77 Silenzio attonito) 2012-durata 0,52
LIBRI:
Maria Agata Amato/Carmelo Giummo - Libro d'Artista 1978 Schiudere la gabbia
Anna Boschi - Libro d’artista -1970 John Cage e Fluxus -
Antonio Caranti - Libro d’artista - 1972/2012 Quarant’anni – cosa è cambiato???? -
Lamberto Caravita - Libro d’artista 1975, così l’Italia … brucia -
Roberto Costa - libro d’artista 1976 -
Lia Garavini - libro d’artista 1976 John Cage e la casualità -
Lucia Govoni - Libro d’artista 1971- Deriva -
Adele Jandolo - Libro d’artista 1974 - Ma il nostro è uno Stato libero?
Benedetta Jandolo - Libro d’artista 1978 - Memory box -
Angela Marchionni - Libro d’artista 1977- Silenzio attonito -
Stefano Nanni - Libro d’artista 1970 - Passare all’offensiva -
Cristina Oggioni - Libro d’artista 1976 - "Fermate il mondo, voglio scendere” -
Rossella Ricci - Libro d’artista 1976 - Ballata Popolare -
"L’intera esistenza di John Cage è stata un ininterrotto creare, inventare, costruire, accumulare. Ma, se consideriamo l’intero arco del suo ricercare è evidente che egli ha forse semplicemente ‘svelato’, con un piglio sereno e deciso, cosa può/deve avvenire nella costruzione e soprattutto nella fruizione dell’arte. Rubricato come musicista (uno dei più grandi del 900) Cage, in realtà, si è interessato, e mai in modo istrionicamente superficiale, di architettura, pittura, poesia, teatro. Di matematica e geometria. Di danza e filosofia. Di ambiente, di politica e società. Tuttavia, poiché non poteva non collocare la sua arte nella topografia essenziale di tempo e spazio, Cage trasferisce dentro la musica (arte per eccellenza) tutte le sue esperienze e ricerche affermando la necessità del creare-come-esistere senza fini e obiettivi. Fuori dalla linearità, fuori dall’emozione, fuori dalla ‘gabbia’ cui il suo cognome stesso poteva condannarlo (nomen-omen?) come uomo e come artista. Ecco perché ci invita costantemente ad uscire dalle coordinate stabilite dalle convenzioni dell’arte additando prospettive, anche assurde, di creazione, performance e soprattutto chiedendo al pubblico di guardare-ascoltare in modo assolutamente nuovo e attivo.
Una cosa fra tutte ci insegna John Cage: che il silenzio è condizione del suono anzi è di fatto materiale sonoro perché del suono crea l’attesa, la sospensione. E se aspettiamo il suono di uno strumento che non arriva mai, magari impareremo ad ascoltare i rumori delle stanze, degli oggetti, il crepitio della carta, gli scricchiolii del legno, il ritmo del cuore che batte, del sangue che scorre. Cancelleremo la distinzione tra rumore e suono.
Nel 1952 Cage compone un’opera epocale: 4’33”, per qualsiasi strumento (o ensemble orchestrale). La composizione prevede che lo strumento o l’orchestra non producano suoni. La sostanza esecutiva dell'opera quindi è un’operazione gestuale-teatrale che coinvolge l’ambiente circostante e il pubblico. Cage leggeva il titolo come ‘4 minuti e 33 secondi’, e addirittura divide l’opera in tre movimenti: il primo di 30 secondi, il secondo di 2 minuti e 23 secondi, il terzo di 1 minuto e 40 secondi. Il totale ci dà 4 minuti e 33 secondi di silenzio. La somma dei secondi (273) è forse un richiamo alla temperatura dello zero assoluto (-273,15 °C) a cui ci si può solo approssimare senza mai raggiungerla. Come non è possibile arrivare allo zero assoluto forse è altrettanto impossibile trovare il silenzio assoluto?
Il silenzio in realtà non esiste. Il suono è sempre presente: proviene dal corpo, dall'ambiente circostante. I rumori imprevedibili e sempre diversi, interni ed esterni alla sala da concerto, inclusi il mormorio del pubblico o i suoni della natura o della tecnologia negano l’esistenza del silenzio. La non-performance dello strumento musicale, ci induce ad ascoltare l'ambiente in cui ci si trova e a far nostra una nuova attitudine ad ascoltare il mondo. È l'intenzione e l’atteggiamento di chi ascolta che può dare a qualsiasi ‘cosa’ il valore di musica, di ‘opera’. In questo modo John Cage mette in discussione i fondamenti stessi della percezione, in consonanza con numerosi artisti concettuali degli anni 50 e 60. Non è casuale che uno dei modelli riconosciuti di 4’33” sia Robert Rauschenberg, peraltro legato a Cage da un’intensa relazione affettiva, che nel 1951 produsse una serie di quadri bianchi, che si modificano cambiando a seconda delle condizioni di luce dell'ambiente di esposizione"
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